L’associazione oncologica San Bassiano riporta la bellezza nella vita di chi ha il cancro

Rimettere la qualità e la bellezza della vita al proprio posto. Ecco la missione dell’Associazione oncologica San Bassiano. Nata nel 2004 a in provincia di Vicenza, è diventata un punto di riferimento per tutti i pazienti oncologici del Veneto e non solo, visto che dopo corsi e appuntamenti di ogni tipo ha lanciato anche una sfilata speciale che ha varcato i confini della regione.

Oggi, per la nostra rubrica ‘Andiamo a conoscere‘, ti apriamo le porte di questa organizzazione insieme alla sua vicepresidente Dina Faoro e alla psicologa Elena Pasquin. “Abbiamo mosso i primi passi per supportare la mancanza di personale nell’ospedale di zona. Frequentandolo, abbiamo capito che i malati avevano bisogno di una voce amica così abbiamo creato un corso di formazione per volontari” racconta Dina Faoro. “Da allora non ci siamo più fermati e oggi organizziamo tantissime attività che si prendono cura a 360 gradi dei pazienti e delle loro famiglie”.

Che cosa offrite nel concreto?

“C’è lo sportello psicologico, tenuto dalla dottoressa Pasquin e da un’altra psicologa. Poi abbiamo lo sportello con il nutrizionista e un team di fisioterapisti, che seguono le donne operate al seno e gli uomini con un tumore alla prostata. E ancora tantissime attività per ridare un senso alla vita dopo la diagnosi e trasformare la malattia in una ‘scusa’ per dedicarsi a quegli hobby che abbiamo sempre trascurato, come il corso di cucito, quelli di yoga (qui invece trovi il nostro), tai-chi e pilates; poi il gruppo di nordic walking e di camminata, che si ritrova anche 3 volte alla settimana. Infine, abbiamo il gruppo della dragonesse, ovvero le donne che dopo il tumore al seno affrontano il post malattia a colpi di pagaia. Insomma, cerchiamo di distrarre i pazienti dal pensiero del cancro e li aiutiamo a tornare a una normalità diversa e più ricca”.

Dottoressa Pasquin, quanto è importante l'aspetto psicologico e come vincete le resistenze dei pazienti?

“La dimensione psicologica è parte fondamentale del processo di cura e deve coinvolgere non solo il malato, ma tutta la sua famiglia. E’ vero, a volte troviamo un po’ di resistenza, ma parlando con le persone riusciamo a coinvolgerle e sono sempre di più quelle che si rivolgono a noi di loro iniziativa, spinte dalla voglia di uscire dalla sofferenza. Spesso poi con la diagnosi arrivano problemi di natura economica o nella gestione dei figli, quindi cerchiamo di supportare il paziente in ogni dettaglio”.

Una delle vostre attività più conosciute è il Défilé della Rinascita. Di che cosa si tratta?

“E’ un progetto terapeutico partito nel 2016 proprio per riportare la bellezza nella quotidianità delle pazienti. Spesso ci confrontavamo tra noi perché per alcune donne rimaneva molto difficile ritrovare confidenza con il proprio corpo e la psicoterapia non bastava. Un giorno ci siamo imbattute nella foto di un abito di una stilista e abbiamo pensato che potesse star bene a tutte perché rispettava ogni corpo, quindi abbiamo pensato a un nuovo progetto che non fosse una semplice sfilata ma un vero e proprio percorso, un’esperienza trasformativa che coinvolgesse anche medici e infermieri. Poi lo abbiamo presentato a Silvia Bisconti del marchio Raptus & Rose, che ha ideato il concetto di moda liberata: il suo abbraccio ci ha fatto capire che non potevamo più fermarci. E infatti dopo il primo défilé ne sono seguite altri e ne abbiamo organizzato uno anche a Milano. E’ fantastico vedere queste donne che fanno questo percorso terapeutico e ritrovano il gusto per la bellezza e per la vita”.

Cerchiamo di distrarre i pazienti e le loro famiglie dal pensiero del cancro e li aiutiamo a tornare a una normalità diversa e più ricca grazie al sostegno psicologico e a tanti corsi diversi"

La vostra forza creativa dove si incanalerà ora? Quali sono i vostri sogni per il futuro?

“Dobbiamo inventarci qualcosa per coinvolgere gli uomini: facciamo fatica con loro, si chiudono in se stessi e non si confrontano, invece avrebbero bisogno di un supporto. Adesso lanceremo due corsi, uno dedicato alla preparazione della pizza e uno ai cocktail, e speriamo di intercettare un po’ di signori… “.

Siete entrambe protagoniste del mondo dell'oncologia da anni: come sono cambiati i pazienti e di cosa hanno bisogno oggi e in futuro?

“Il sistema sanitario sta attraversando un momento di forte difficoltà dopo il Covid e i malati non hanno più punti di riferimento, così vengono da noi alla ricerca di un ambiente protetto in cui confrontarsi. E’ vero: di cancro se ne parla sempre di più, fa meno paura, ma rimane una malattia che sgomenta e ti ruba la visione del futuro. Quindi le persone hanno bisogno di condividere questa esperienza, di stare in gruppo. Infatti, proponiamo anche un gruppo di auto mutuo aiuto dove ognuno può portare la propria storia. La pandemia ha aumentato la sensazione di fragilità dei pazienti e il loro isolamento, quindi siamo diventati una vera ancora che permette di condividere i propri bisogni e trovare risposte”.

Chi ha bisogno del vostro aiuto cosa può fare?

“Le nostre porte sono aperte a tutti. Ci rivolgiamo ai Comuni che afferiscono alla Ulss 7 di Bassano del Grappa ma in realtà accogliamo tutti. Non servono iscrizioni o tessere, basta prendere un appuntamento, scriverci una mail o telefonarci”.