Se avessimo una sola parola per descrivere Rossella Corea, sceglieremmo curiosa. Lei stessa la ripete più volte quando si racconta, come se la curiosità per il mondo che la circonda e per la vita fossero davvero un fiume inesauribile, soprattutto dopo che il cancro le ha insegnato a inseguire ogni desiderio. Classe 1990, volto social, è autrice del blog Into the Ross, un diario che trabocca di emozioni e di passioni. E ha anche creato, insieme ad altre 4 ragazze, #Tettebiscottate4Airc, le mitiche magliette rosa che hanno raccolto fondi per la prevenzione e la ricerca sul tumore al seno.

Il linfoma di Hodgkin a 26 anni

Perché anche Rossella ha visto in faccia la malattia e oggi, giornata nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma riesce a riviverla con il sorriso puro di chi ce l’ha fatta. “Ho quasi 32 anni e la mia storia inizia a 26. Mi trovavo a Lisbona doveva avevo terminato l’Erasmus e dovevo laurearmi. Sono sempre stata un po’ zingara: fino ai 6 anni ho girato diverse città italiane, poi mi sono trasferita a Verona e durante l’università sono andata, appunto, in Portogallo. Quel natale sono tornata a casa, in Veneto, e mia mamma mi ha fatto notare che avevo il collo gonfio. Non avevo mai avuto nessun sintomo, a quell’età mi credevo invincibile. Così ho iniziato l’iter di controlli e ho scoperto un nodulo alla tiroide, che mi hanno subito rimosso con un intervento. Poi dopo qualche mese, e altri esami, è arrivata la diagnosi definitiva: avevo un Linfoma di Hodgkin”.

Rossella rimane senza parole, quasi interdetta e ancora adesso quello che le è accaduto le sembra quasi impossibile. “Mi ricordo che l’unica domanda che sono riuscita a formulare è stata ‘e quindi?, perché all’epoca non sapevo nulla di tumori e cure. L’oncologa mi ha spiegato che il linfoma era già al quarto stadio e che avrei dovuto affrontare diversi cicli di chemioterapia. Da quel momento tutto è cambiato, sono diventata un’altra persona”. All’inizio, Rossella tira fuori una grinta inaspettata, una forza che la spinge ad affrontare tutto. “Volevo iniziare le terapie e tormentavo l’oncologa per cominciare il prima possibile per poi tornare alla mia quotidianità. Desideravo solo che passasse tutto in fretta, tanto che ho trascorso quei mesi di chemio sempre in volo tra Lisbona, dove vivevo, e Verona, dove venivo per le infusioni”.

“Il cancro mi ha insegnato che non siamo alberi, non abbiamo le radici per forza ancorate al terreno, ma possiamo cambiare, ascoltare noi stessi e percorrere strade diverse”

Il cancro e il dolore della famiglia

Poi arrivano i momenti più duri. Mentre ripercorre quei mesi, Rossella si accarezza i capelli, che ora non vuole più tagliare e ripensa a quell’enorme macigno che ancora le pesa sul cuore. “L’aspetto peggiore era vedere gli altri in pena per me. I miei genitori si sono separati quando ero ragazza, eravamo una famiglia un po’ ammaccata eppure abbiamo trovato insieme la forza per andare avanti. Ma quando sentivo papà piangere o vedevo che mia mamma e mio fratello nascondevano a stento il loro dolore, non riuscivo a perdonarmi. Non potevo fare nulla per loro ed era terribile”.

Infatti, alcuni istanti restano indelebili nell’anima di questa ragazza. “Mi ricordo che una volta ho fatto la chemio e poi sono partita per la Svizzera con mio papà, che lavorava lì. Ero stremata, senza forze, ho dormito tutto il viaggio e anche il giorno successivo. Poi sono tornata a Lisbona e ho scoperto di aver vinto una borsa di studio. Così ho telefonato subito a mio papà per dargli la bella notizia. Ma lui si è messo a piangere e non ha più smesso perché era ancora sconvolto per quanto era stata male…”. Già, il cancro è un terremoto che fa crollare tutto e tutti. Non solo il malato ma anche i famosi caregiver, che hanno un ruolo fondamentale e meritano attenzione e aiuti.

Dopo il cancro ho imparato a inseguire ogni desiderio

Dopo i momenti difficili, per fortuna sono arrivati anche quelli belli e Rossella li racconta con un sorriso pieno. “Quando ho terminato la chemio mi sono sentita libera, di nuovo, anche se da una parte mi è dispiaciuto lasciare i miei compagni di avventure in ospedale. Si era creata una specie di famiglia e c’era un signore che mi ripeteva che dovevo crederci, che ce l’avrei fatta. Poi ricordo anche i primi controlli: che ansia. La prima volta in cui ho fatto la Pet mi sono messa a pregare nel macchinario…”.

Tra un po’ saranno passati cinque anni dalla diagnosi e Rossella festeggia questo importante traguardo riaprendo la porta a nuovi sogni. “Li cambio spesso perché adoro provare nuove esperienze. Leggere e scrivere sono sempre state due grandi passioni e infatti il mio blog è nato dopo la malattia proprio perché avevo voglia di aprirmi e desidero ancora scrivere un romanzo. Ho sempre temuto il giudizio della gente e questo mi ha bloccata molto. Poi sono andata in terapia e ha capito che dovevo fregarmene. Ora, il mio sogno è fare sempre quello che mi rende felice, realizzare tutto quello che voglio. Ho anche cambiato lavoro, mi occupo di digital Pr e social media per un’azienda, e sono tornata a vivere a Verona. Ecco, il cancro mi ha insegnato che non siamo alberi, non abbiamo le radici per forza ancorate al terreno, ma possiamo cambiare, ascoltare noi stessi e percorrere strade diverse”.